Tutti, credo, aspettavano con ansia la fine della guerra, con una conclusione che ormai era conosciuta da tutti, con la sconfitta della RSI e dei tedeschi.
La nostra radio trasmetteva invece comunicati che magnificavano l’efficacia dei missili, le famigerate V1 e V2, con le quali il Reich bombardava, dalle coste della Germania del Nord, Londra ed altre città dell’Inghilterra. Mi pare venisse anche distribuita, non so se gratuitamente, una rivista rotocalco che si chiamava “Signal” e che era edita direttamente dai tedeschi con lo scopo di sollevare un po’ il morale dei combattenti repubblichini.
La guerra qui nel Settentrione languiva su posizioni consolidate lungo l’ Appennino tosco-emiliano. Questa fase di stanca si protrasse per tutto l’autunno del ’44 e l’ inverno del ’45, in coincidenza con l’avanzata degli Alleati dopo lo sbarco in Normandia e la ritirata germanica dalla Francia. I combattimenti si erano ormai attestati sul suolo tedesco, mentre i russi avanzavano in Polonia e nel resto dell’ Europa dell’Est.
Malgrado quello che viene ora enfaticamente raccontato in Italia, le azioni partigiane, così tanto a torto esaltate, non furono molto incisive dal punto di vista militare. Servirono perlopiù a tenere impegnata una parte dell’esercito tedesco, che veniva distratto dalla difesa della Linea Gotica.
Inoltre le feroci repressioni e le stragi fatte dalle SS in risposta alle azioni di sabotaggio effettuate dai partigiani, consigliarono di mantenere le operazioni di guerra in una situazione di sostanziale stallo per tutto l’inverno. I grandi successi ottenuti dagli Alleati in Francia e poi in Germania, l’avanzata delle truppe russe sul fronte dell’Europa Orientale, indicavano chiaramente che la guerra era definitivamente persa per la nazione germanica e per l’alleato fascista.
Di partigiani, per tutto quel periodo, io non ne vidi alcuno, né ebbi nozione di azioni fatte nella nostra zona a nord di Milano. I tedeschi ed i repubblichini controllavano il territorio e la gente si preoccupava principalmente di procurarsi sufficiente cibo e legna per il riscaldamento. Gli alimentari erano razionati e li si comperava con le tessere. Una volta alla settimana, a turno, era stato organizzato un servizio di mensa gratuito per i biraghesi e camnaghesi. Era svolto presso la trattoria Marinoni, posta a qualche centinaio di metri da casa nostra, proprio lungo la Strada Statale dei Giovi, all’angolo con la via che scendeva nella valle del Seveso sino alla stazione di Camnago delle FFSS. Non so come, ma era assicurato cibo abbondante e buono, genuino.
La quiete pubblica era assicurata dai militi della stazione dei Carabinieri di Lentate sul Seveso. A capitanarla c’era un giovane tenente, cordiale, efficiente e gentile che sembrava attento ad essere ben visto dalla gente dei paesi di sua giurisdizione..
Malgrado ciò fece, alla fine del conflitto, una tragica fine. Dopo aver congedato i suoi militi poco dopo il 25 aprile, invece si scappare si asseragliò in caserma e si difese da solo contro uno stuolo di partigiani, spuntati come funghi a conflitto finito. Logicamente lo sopraffecero e lo giustiziarono, vigliaccamente, sul posto. Questo fatto mi si impresse, dolorosamente, nella memoria.
Come mi si impressero nella mente, indelebilmente, i festeggiamenti che i Partigiani fecero la sera del 25 Aprile, nell’osteria di fronte a casa. Canti, urla, vino a fiumi e periodiche raffiche di mitra, in aria, per celebrare la Vittoria! Schiamazzi osceni di gente che era molto dubbio avesse contribuito a chiudere, combattendo, il conflitto. La considerai allora solo una festa di tanti ubriaconi, così come li vedevo io, ai miei occhi di bambino.